“Ma gli Invisibili nascono da Harry Potter?”

È una domanda che mi è stata rivolta spesso e questa mi pare l’occasione più appropriata per fare luce sulla questione. Abitualmente la mia risposta è: “No, Gli Invisibili sono ispirati a tante altre storie, ma non a Harry Potter”; eppure, nel caso de Il castello di Doom Rock… be’, il discorso si fa più complesso. Mi spiegherò meglio.

Quando iniziai a lavorare al primo libro degli Invisibili, Harry Potter e la pietra filosofale di J. K. Rowling non era ancora stato pubblicato. Impiegai circa un anno a terminare il manoscritto e un altro paio trascorsero da quando lo consegnai alla casa editrice fino a quando venne pubblicato. Nel frattempo, era già uscito il secondo libro di Harry Potter e, constatandone il successo crescente, l’editore decise addirittura di presentare ai librai Gli Invisibili come «la risposta italiana a Harry Potter».

Poté farlo soprattutto per via di due punti in comune fra la mia serie e quella di J. K. Rowling: i tre ragazzi protagonisti (due maschi e una femmina) e la magia.

Come hanno potuto verificarsi simili coincidenze?

Posso solo immaginarlo: Joanne Rowling e io abbiamo più o meno la stessa età. Sono un appassionato di serie televisive inglesi degli Anni 60 e suppongo che gli interessi in comune non si fermino qui, come accade per i componenti di una stessa generazione.

Quello che però so per certo è da dove presi io l’idea per il gruppo dei tre ragazzi protagonisti, cioè dal mio libro preferito Il buio oltre la siepe di Harper Lee e da Sopra il mare e sotto la terra dell’autrice di fantasy per ragazzi Susan Cooper. Amo rendere il più possibile espliciti i debiti nei confronti di altri autori, infatti la nonna della mia protagonista Crystal, che compare ne Il segreto di Misty Bay, si chiama appunto Susan Cooper.

Scelsi poi l’espediente della magia in quanto cercavo un cattivo con facoltà sovrumane e i poteri magici mi sono sembrati l’ideale, anche perché mi davano la possibilità di esprimere il mio punto di vista sull’argomento. Nel mio romanzo, la magia è metafora del potere (se non accompagnata da un percorso di natura spirituale): a poco a poco inebria chi la pratica, fino a “impossessarlo” e a portarlo a desiderarne sempre di più, come un’autentica dipendenza che rende folli. Nelle avventure successive ho poi progressivamente abbandonato gli elementi magici, in primo luogo perché ritenevo di avere già espresso quanto avevo da dire, ma anche per non rischiare ulteriori somiglianze con quelle del giovane mago (la magia tornerà a fare capolino solo ne Il paese del non ritorno, ma si tratterà di hoodoo, quella degli zombi e della tradizione creola…).X-Men

I miei protagonisti non possiedono poteri magici (per i quali occorre apprendere delle formule), ma parapsichici, cioè innati in loro. Per intenderci, un po’ come gli X-Men di Chris Claremont, autore in grado di alternare in maniera ugualmente efficace episodi di azione, tipici dei fumetti di supereroi, con quelli di introspezione, dove i personaggi si limitavano a discutere e a intrecciare rapporti interpersonali (i miei preferiti). Sento invece di avere molti debiti con Claremont, soprattutto perché ho studiato con attenzione i suoi fumetti per imparare a caratterizzare i personaggi e a scrivere i dialoghi. Non a caso Douglas è così appassionato di fumetti e legge principalmente appunto gli X-Men, mentre Crystal ha i capelli rossi come la telepate Jean Grey…

Quando iniziai a scrivere il terzo libro, cioè Doom Rock, avevo però già notato che molti pensavano che avessi ideato la mia serie ispirandomi a quella di J. K. Rowling.

Esitai dicendomi: “Se hanno notato queste somiglianze con i primi due, figuriamoci con quello nuovo che sarà ambientato in un collegio!”

In un primo momento, per fugare ogni sospetto, pensai ad ambientarlo in una scuola ultramoderna, nella periferia di una grande città, ma poi pensai che la mia sarebbe stata una battaglia persa. Per quanto mi fossi sforzato, chi era già dell’idea che mi rifacessi a Harry Potter avrebbe sostenuto comunque che copiavo. Mi sarei inoltre privato della possibilità di trarre ispirazione dalla mia esperienza personale, visto che frequentai le medie al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (TO), un edificio non troppo diverso da Hogwarts (riporto sotto un paio di foto: in quella di destra si può vedere uno dei lunghi corridoi costellati di teche di animali imbalsamati, che tanto mi inquitavano e che hanno un ruolo importante nel romanzo).

Carlo Alberto Carlo Alberto 2

Decisi allora di non farmi ulteriori problemi, scegliendo anzi apposta dei punti in comune con la scuola di Harry Potter per fornirne una mia rielaborazione.

Per scoprire quali essi siano, vi rimando al prossimo articolo: Fonti d’ispirazione!

images4Torna al libro IL CASTELLO DI DOOM ROCK

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