Fonti d’ispirazione de “Gli Invisibili. Il castello di Doom Rock”

Nell’articolo precedente, Ma gli Invisibili nascono da Harry Potter?, scrivevo che in questa avventura degli Invisibili mi sono divertito a inserire la mia versione di un paio di trovate del primo dei libri della Rowling.

Per esempio, ne Il castello di Doom Rock, agli scacchi è dedicata una scena molto importante e, mi auguro, spettacolare. Uno dei telefilm inglesi che più mi colpì da ragazzo s’intitolava Il Prigioniero. In una delle scene che mi rimasero più impresse, persone in costume giocavano a scacchi spostandosi su una gigantesca scacchiera.

Da allora mi dissi che, prima o poi, avrei voluto inserire in una mia storia una scena simile, ma evidentemente quell’idea aveva colpito anche la signora Rowling che mi batté sul tempo nella Pietra Filosofale. In Doom Rock mi divertii allora a prendermi la rivincita cercando d’immaginare una partita il più possibile diversa da quella giocata da Harry, Hermione e Ron: i miei personaggi avrebbero partecipato a una partita nella realtà virtuale, dove la scacchiera non sarebbe stata su un solo livello, bensì su piani multipli. Quest’ultima trovata è evidentemente ispirata a un episodio del telefilm Star Trek.

MA PER UN AUTORE E’ ANCORA POSSIBILE ESSERE ORIGINALE (ed è poi ciò che importa davvero?)?

Su questa faccenda di rifarsi a chi ci ha preceduto, ci tengo a condividere con voi un’esperienza personale. Quando scrivevo Gli Invisibili. La strega di Dark Falls, mi accadde un fatto divertente: ero già quasi giunto al termine, quando lessi Vacanze al cimitero di Domenica Luciani. Ci rimasi davvero male perché i punti in comune fra le nostre storie erano tantissimi: la sua protagonista aveva i capelli rossi come Crystal, c’era un cimitero come nel mio libro, c’era una strega e non solo: c’era anche la capanna della strega nella foresta! Feci perciò in modo di procurarmi l’indirizzo e-mail di Domenica e le scrissi una lettera in cui mi scusavo per le somiglianze che il mio libro avrebbe avuto con il suo e giuravo di non avere copiato.

Lei fu molto comprensiva e mi scrisse qualcosa che mi fece riflettere: “È impossibile inventare una storia di genere (horror, fantasy e così via) senza incontrare punti in comune con migliaia di altre storie dello stesso tipo!”

I detrattori di J. K. Rowling sostengono che lei sia fin troppo debitrice nei confronti di altri, dal Tolkien de Il Signore degli Anelli al più recente Passaggio segreto al binario 13 di Eva Ibbotson (ve lo consiglio, è spassosissimo, Edizioni Salani), ma io credo non sia questo il punto.

Sono convinto che ognuna dei miliardi di persone presenti sulla Terra oggi (come ognuna di quelle del passato o del futuro), nel profondo, nasconda qualcosa di unico. Se le cose stanno davvero così, la preoccupazione di un artista non sta nell’essere originale, ma nell’esprimere quel qualcosa nascosto dentro di sé. Se ci riuscirà, potrà tranquillamente ispirarsi a tanti altri venuti prima, perché, alla fine, ci offrirà la cosa più importante che un autore possa donarci: un nuovo punto di vista dal quale affacciarci sul mistero della nostra esistenza.

Come riuscirci? Credo che sia fondamentale scrivere sempre di cose che ci appassionano veramente, attingere insomma a noi stessi, alla nostra esperienza personale e alla nostra curiosità. Se scriveremo “infiammati” dall’amore per una persona, un animale o un ideale, quel fuoco riscalderà anche il nostro racconto e, di conseguenza, anche il cuore dei lettori.

Dai libri di Harry Potter traspare, a mio parere, l’onestà dei sentimenti dell’autrice.

Nella sua saga, la signora Rowling ha affrontato con passione i traumi dell’infanzia e i mille ostacoli della crescita con una franchezza superiore a tanti altri autori che l’hanno preceduta. I sentimenti che lei mette in gioco attraverso i personaggi sono gli stessi provati da lei a quell’età, le loro difficoltà furono anche le sue.

Ritengo sia soprattutto questo che i ragazzi percepiscono, appassionandosi a loro volta alle avventure di Harry Potter.

In tutta franchezza, è l’unico punto in comune che ambirei condividere con questa grande autrice.

images4Torna al libro IL CASTELLO DI DOOM ROCK

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